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Miracolo a milano - di Adriano Todaro

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 Arci resistenza virale image003CO Adriano Todaro Riceviamo e volentieri pubblichiamo l'ultimo contributo di  Adriano Todaro ... 

  Riflessioni e considerazioni tutte da leggere 

  "Miracolo a Milano"CO adriano todaro miracolo

* Miracolo a Milano è un famoso film di Vittorio De Sica del 1951. Qua, però, voglio parlarvi di un altro miracolo a Milano, uno di questi giorni.

Me ne ha data l’occasione un titolo de La Verità dell’1 aprile scorso che così recitava: “Milano e Bertolaso fanno il miracolo”.

Ohibò mi sono detto, sono proprio fortunato ad abitare in Lombardia, quella che lavora e produce, che non perde tempo, mica quei tapini che abitano al Sud e stanno ad attendere gli aiuti dello Stato.  ...

I lombardi, guidati da amministratori solerti ed efficienti dopo che il presidente della Regione Fontana ha capito come mettere la mascherina hanno ingaggiato, il 16 marzo scorso, un uomo che il mondo intero cinvidia, Guido Bertolaso. Egli ha lasciato l’Africa ed è volato a Milano per costruire, a tempo di record, un ospedale nella Fiera di Milano.

Il presidente della Regione aveva in testa, oltre alla mascherina, un ospedale da 600 posti letto. Almeno questo affermava Fontana il 12 marzo. La notte, come risaputo, porta consiglio e così il giorno dopo, Fontana dichiarava che voleva un ospedale da 500 letti. E, in realtà, martedì 31 marzo scorso, è stato inaugurato.

Quanti posti-letto? Calma non siate ansiosi. Intanto vi dico che l’inaugurazione è avvenuta in pompa magna, decine di giornalisti, fotografi, rappresentanti della Regione, ecclesiastici e cucuzzame vario. Ma non sono proibiti gli assembramenti? Cosa c’entra. Qua era l’inaugurazione dell’efficienza. E i posti-letto? Dunque, seguitemi bene.

Non saranno 600 e neppure 500. Saranno, forse, alla fine, 250. Comunque un bel numero. Vediamo cosa dice il direttore generale del Policlinico, Ezio Belleri: “Si parte con 24 posti e quando sarà completato il primo blocco si arriva a 53 posti. La seconda e terza fase porteranno ad avere altri 104 e 48 letti di terapia intensiva per un totale di circa 200 posti”. Ma l’assessore al Welfare, Guido Gallera, afferma che “Nel nuovo ospedale apriranno tra i 12 e i 24 posti”. Per ora, si è ben lontani dai 250 citati da Fontana.

In realtà, come confermato da Gallera, il numero sarebbe quello dei ventilatori disponibili per la struttura e non quello dei posti che verranno realizzati. Ma allora, cosa hanno inaugurato?

C’è poi un aspetto che riguarda i soldi. Quanto si è speso finora?

Le donazioni sono state di 21 milioni di euro. Quanto si è speso (o si spenderà) per l’intera opera? Boh. "Il costo – aveva dichiarato il presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali – è di circa 10 milioni a cui si aggiunge il costo delle apparecchiature elettroniche per cui la Regione ha fatto una call internazionale".

Insomma, avranno fatto anche una call internazionale ma a Bergamo, in meno di due settimane, gli alpini, aiutati da russi, cubani e cinesi hanno fatto sorgere un ospedale da campo da 140 posti fra terapia intensiva e subintensiva. E a Bologna, al Sant’Orsola, in soli sei giorni, hanno creato un nuovo padiglione di terapia intensiva da 30 posti e senza disturbare Bertolaso l’Africano.

Comunque l’ospedale c’è, è stato inaugurato e ne sono felice. Immagino siano felici anche coloro che hanno amministrato la Regione Lombardia negli ultimi venti anni. Loro e i loro partiti di riferimento.

Gli stessi che in questi venti anni tanno tagliato alla sanità pubblica tutto quello che potevano così da ingrassare la sanità privata.

Nel film del 1951 di De Sica, nella scena finale, si rubano le scope ai netturbini di piazza Duomo per volare via a cavallo delle stesse, verso quel Paese immaginario tanto desiderato. Oggi, nel nostro Paese hanno già rubato tutto. Non ci sono neppure le scope. E non c’è, neppure, un Paese immaginario. Solo quello reale e non è un granché.

* Mi chiedono cosa stia leggendo in questo periodo.

Beh, soprattutto rileggo considerato che a parte gli ebook, in libreria o in biblioteca non ci posso andare. Ho terminato un libro dell’ex magistrato Giuliano Turone “Italia occulta” e sto rileggendo “Il comunista” di Guido Morselli, scrittore sottovalutato in vita e diventato famoso dopo la morte. Quindi mi immergerò nei libri di Vasco Pratolini cominciando dal “Quartiere” e la rilettura della “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters ma già vedo, dalla mia libreria, occhieggiare i tre poderosi volumi del “Mulino del Po” di Riccardo Bacchelli.

E poi Manuel Vázquez Montalbán, Marco Nozza, Giorgio Bocca, Corrado Stajano e i libri del più grande giornalista di tutti i tempi, Ryszard Kapuściński.

Insomma, a stare chiusi in casa forse riuscirò a non beccarmi il Coronavirus, ma non scamperò alla cataratta.

Adriano Todaro

 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 16 Aprile 2020 10:29 )  
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