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NewsLetter

diario Sabrina Apostolo

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CO sabrina apostolo
 
Sabrina Apostolo
 
 
  
Arci Nova
 
 
  
 
 Ricevuta
03/04/2020
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un’altra settimana

 

È finita un’altra settimana di lavoro.

La sesta in smart working per me.

Sì perché fin da quando tutta questa baraonda è iniziata, la mia azienda forse con grande lungimiranza, ha deciso di adottare la modalità di lavoro da remoto cinque giorni su cinque per tutti gli oltre 1600 dipendenti sparsi in tutta Italia.

Devo ammettere che all’inizio, per me che abito ad un’ora e mezza di strada dall’ufficio, è stato quasi un sollievo! Perché all’improvviso avevo almeno un’ora di sonno in più al mattino e quasi tre risparmiate per fare avanti e indietro, un sacco di tempo recuperato e di nuovo mio per farne ciò che volevo.

Le cose però non sono andate esattamente come avevo immaginato e gli eventi hanno preso il sopravvento e tutto questo tempo, finalmente di nuovo mio, se lo è preso il virus che ci ha costretti in casa in una situazione al limite del surreale.

E quindi oggi, dopo sei settimane e senza sapere esattamente quando potremo tornare ad una qualche normalità, ho tratto alcune conclusioni e ho capito che le cose che mi mancano sono tante ed alcune davvero inaspettate.

Mi manca alzarmi al mattino e fare tutto di corsa, truccarmi e scegliere vestiti e scarpe adatti ad una nuova giornata in ufficio.

Mi manca prendere il treno ed avere quelle tre ore tutte mie per leggere ed ascoltare la musica a tutto volume nelle cuffie.

Mi manca arrivare in ufficio e prendere il caffè con le mie colleghe, incontrare le persone e guardarsi negli occhi.

Mi manca tornare a casa la sera e raccontare la mia giornata a Tullio e lamentarmi di qualsiasi cosa, di quanto sono stanca e di quanto vorrei stare un po’ a casa.

Mi manca il direttivo Arci il giovedì sera, anche se sono tornata a casa tardi e ho sonno e vorrei andare direttamente a dormire.

Mi manca il venerdì, quello vero, quello che definisce la fine di una settimana e che precede il weekend, durante il quale fare qualcosa insieme ai miei amici e a mio fratello, uscire o non fare nulla, mi manca il poterlo scegliere.

Ora invece le giornate si somigliano tutte e dopo l’entusiasmo iniziale per poter stare tutto il giorno in pigiama, mi sono imposta una nuova routine, tolgo il pigiama e metto la tuta, mi pettino i capelli e alla fine mi siedo alla scrivania, accendo il pc e mi rialzo alla sera, col cervello fritto e le orecchie a forma di auricolari per tutte le ore passate al telefono o in video conferenza. Cena. Letto. Nuova giornata.

Ogni tanto dico a me stessa che però sono fortunata, che poter lavorare è importantissimo e che purtroppo per molti non è così in questo momento. Ma alle volte diventa difficile, alle volte ho la sensazione di lavorare e basta e mi sento sopraffatta dai problemi che sembrano essere diventati grandi il triplo.

Tutto questo tempo trascorso a casa mi ricorda ogni giorno di quanto il lavoro sia solo uno strumento, importante e fondamentale certo, ma che non definisce chi siamo, sono le piccole cose di ogni giorno a farlo: le passioni, le azioni, i modi e le parole con cui ci relazioniamo con gli altri e mi costringo a ricordami chi sono quindi e non vedo l’ora di tornare a scegliere che scarpe mettere al mattino prima di uscire.

CO sabrina apostolo working

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 06 Aprile 2020 21:27 )  
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