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diario Enrica Ruscelli

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Enrica Ruscelli 
Enrica Ruscelli
 
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   Ho deciso

 

Mi ripeto che basta, non voglio più sentire notizie.

Quindi ho deciso.

Ogni mattina lettura del quotidiano e un solo telegiornale alla sera. Sennò diventa una tortura. La mente non stacca mai.

Poi non so resistere.

Mi imbroglio da sola. Una sbirciatina ogni tanto alle notizie con la speranza che i numeri diano un po’ di speranza, che dicano che siamo sulla strada giusta.

Per cercare conforto nel racconto di episodi che mettono in luce la grande generosità di questi giorni. Per commuovermi un po’.

Non ho mai avuto molta dimestichezza con i numeri.

Ora mi scopro a scrutare grafici, curve, previsioni. Cerco di guardare quelli che danno buone notizie e cerco così di nutrire il mio ottimismo. Che, per chi mi conosce, non possiedo in grande quantità.

Non è facile stare soli tutto il giorno. Ormai mi sono costruita una specie di routine per arrivare all’ora di pranzo. Le telefonate inframmezzano le piccole attività quotidiane. L’orecchio sempre attento al telefono. La mamma, ricoverata in RSA, ieri aveva qualche linea di febbre. La paura di uno squillo che preannunci cattive notizie.

Ho deciso che, per occupare il tempo, farò un po’ di moto. Due giri intorno al tavolo della cucina, un giro intorno al tavolino del soggiorno, corridoio, studio, ritorno. E poi via da capo.

Se la giornata è bella avanti e indietro sul terrazzo. Anche questo è un modo per trascorrere il tempo. E per cercare di stare in forma.

Ogni tanto la sirena di una ambulanza. Ma quante ne passano? Da quando ho iniziato a scrivere, una decina di minuti, ne sono passate quattro. Quattro. Il pensiero va a chi si trova a bordo, ai famigliari preoccupati per la persona trasportata.

E poi mi dedico alla lettura. Sarò sincera. Ho provato a riavvicinarmi a qualche classico. Ma non ce la faccio. E allora vai! Si scaricano libri su eBook. Mi sono sempre piaciuti i thriller. Mi dedico a quelli. Non riuscirei proprio a fare altro.

Alle 18,40 Don Luigi cerca di dare conforto. Con le parole. Con la preghiera.

Anche questo è un appuntamento che aspetto. Non sono praticante ma mi è ugualmente di conforto. Un popolo che si raccoglie attorno ad una voce, ad una preghiera perché si possa uscirne al più presto. Grazie Don Luigi.

Alle 19 scatta l’ora del telegiornale.

Arrivano le notizie dalla nostra martoriata regione. E rifletto su quanto i numeri della Lombardia non quadrino per nulla con nessuna delle statistiche relative alle altre regioni, agli altri Paesi. Troppi morti, davvero troppi morti. Quando tutto questo sarà passato bisognerà capire cosa non ha funzionato.

E anche la notte non porta conforto.

Non riesco a dormire bene. È un continuo dormire e vegliare. E pensare.

E poi mi dico che in fondo c’è chi sta molto molto peggio di me.

Chi non c’è più, chi è malato, chi i malati li cura, chi tutti i giorni deve uscire di case per tenere in piedi questa parvenza di normalità.

Arriva di nuovo il mattino. E si ricomincia.

Come un criceto impazzito nella sua gabbia.

CO enrica

Ultimo aggiornamento ( Sabato 28 Marzo 2020 14:54 )  
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