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NewsLetter

Ciao Elio ... ricordo

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elio sala 9 5 46 8 5 1810 MAGGIO 2018

Durante la funzione funebre, prima dell'ultimo saluto presso il Cimitero novese,

Adriano Todaro ricorda l'amico  Elio Sala ...

 

Mi è stato affidato un compito difficile, quello di ricordare Elio.

Difficile perché Elio era una personalità complessa e in pochi minuti non è possibile far risaltare, mettere a fuoco il personaggio.

E così, per aiutarmi, ti scrivo una lettera, una lettera aperta come si fa nei giornali.

Caro Elio, prima di tutto ti confesso di essere stanco di commemorare tanti compagni che sono morti. Sono occasioni difficili, queste, perché è facile cadere nella retorica.

Anche il parroco, in chiesa, ha detto delle parole importanti e il sindaco Rosaria Longoni, pur sofferente, ha voluto esser presente con un manifesto così da portare il saluto dell’Amministrazione comunale, attraverso Francesco Ratti.

E accorate sono state le parole di Giancarlo Don, tuo amico anche personale così come quelle bellissime che ha scritto l’Arci di Nova.

Forse tu, nel posto dove sei, te la stai ridendo con la sigaretta in bocca per il grande trambusto che hai procurato perché tu eri anche “inzigoso”, stuzzicavi spesso così com’era nel tuo carattere, come lo facevi, del resto, quando giocavi le partitelle all’oratorio.

Tu Elio, diciamocelo chiaramente, non avevi un carattere facile. A Napoli avrebbero detto che hai sempre avuto ‘na capa tosta. E neppure io. Nonostante le nostre intemperanze, io ti ho sempre considerato un compagno e un amico. Sono due termini difficili da accostare, che hanno significato diverso. Con te, Elio, quest’accostamento non era difficile e le tante esperienze passate assieme hanno rinsaldato il nostro legame.

Anni che qualcuno ha definito “formidabili” e, per molti versi, lo sono stati. Anni dove il privato era politico, dove si stava sempre assieme, nella sezione, nelle feste dell’Unità, nei momenti liberi. Assieme anche quando abbiamo cominciato a costruire quello che poi sarà il Centro sociale Togliatti. Tante fatiche e tante delusioni.

Ognuno, poi, ha preso direzioni diverse. Eppure quando ci si ritrovava, non si facevano discorsi da reduci quanto piuttosto ci si domandava dove avevamo sbagliato, perché la società era così diversa da come l’avevamo abbozzata noi. Si è rinsaldato fra noi un rapporto di profondo rispetto che andava ben oltre alla semplice amicizia. Per questo dicevo prima che eravamo compagni.

Sì, Elio. Non avevi un carattere facile. Io, però, voglio ricordare alcuni momenti della nostra esistenza che forse chiariscono meglio la tua personalità. Per una ricerca che sto compiendo in questi giorni, mi sono capitati fra le mani, alcune notizie di un tempo passato.

elio 3 horz

Un ricordo nitido: 1973. L’istituto delle 150 ore nell’ambito del rinnovato contratto dei metalmeccanici che prevedeva il diritto dei lavoratori ad avere permessi di studio retribuiti per il conseguimento della licenza elementare e media, ma era diretto anche a casalinghe, pensionati, disoccupati.

A Nova, questa esperienza, nasce prima di quella data e quelle lezioni furono tenute da un gruppo di giovani volontari particolarmente legati all’esperienza del “Nuovo Umanesimo” che io voglio ricordare (Luigino Rossi, Mariarosa Merati, Monica Merati, Monica Borgia, Gianni Perfetti, Ottavia Chiari, Egidia Marelli). I corsi duravano 9 mesi: 3 ore al giorno, dal lunedì al venerdì. I giovani insegnanti che tenevano i corsi, non erano retribuiti. Fra loro anche Elio e il fratello Angelo.

Nova comincia a trasformarsi e comincia l’impegno partitico. Io ero entrato in CC nel 1970. Poi c’era stato il commissariamento del Comune.

Nelle seguenti elezioni del 1971 eri entrato anche tu e ci sei restato sino al 1995. Nel 1976, eravamo entrambi in Giunta con sindaco Giorgio Fedeli. Tanti gli episodi, ricordi Elio, cui abbiamo partecipato. Io vorrei rammentartene solo qualcuno. L’istituzione dei centri estivi al parco di Monza ti aveva visto in prima fila a perorare questa causa che avevi “inventato”.

Un’esperienza che io giudico bellissima che è rimasta nelle menti non solo nostre ma anche dei ragazzi che hanno partecipato.

Altro flash: la diossina. Nel 1976, scoppia – un sabato caldissimo del 10 luglio – un reattore di una fabbrica chimica di Meda. A Nova è scoperta, per un caso fortuito e comico, in autunno. Da quel momento è emergenza. Scuole bloccate, esami di laboratorio che non arrivano, riunioni continue a Meda, in Regione, in Comune. Elio gestisce, come vicesindaco, molto bene questa emergenza.

E arriva anche a rischiare molto. Succede quando dobbiamo trasferire alcuni degli alunni da una scuola all’altra. Elio non ci pensa due volte. In mancanza di mezzi disponibili, lo fa con la sua 500 gialla.

Oggi sarebbe non solo impossibile una cosa del genere ma neppure pensabile.

Ancor un flash: Unità a sinistra. Una storia molto bella anche se finita male.

Ma negli anni che vanno dal 1971 quando esce il primo numero agli anni 80 del secolo scorso, sono stati anni di grande entusiasmo. Elio anche lì, anche al giornale, è stato un punto di riferimento importante, direi un’autorità morale assieme ad Enrico Rossi. Elio ha saputo infondere con molta forza la sua presenza in redazione, sempre puntuale, aspro nelle sue battute ma nello stesso tempo anche disponibile ad ascoltare l’altro.

Questa è una qualità che gli riconosco. Saper ascoltare. Oggi non si ascolta più. Oggi sono tutte primedonne. Si straparla soltanto.

Ultimo flash. Un flash rilassante e gioioso. Anni a ridosso del 1976.

In Consiglio siamo all’opposizione e si decide di andare in montagna una settimana, in Valchiavenna. Noi due e le nostre mogli.

C’è, però, il bilancio comunale che incombe e non possiamo certo restare in montagna per una sorta di spiccato senso del dovere. Cosa fare? Elio ci mette la sua 500 gialla e, di sera, partiamo per essere a Nova in tempo utile per il Consiglio comunale. Poi partecipiamo alla seduta, votiamo e ritorniamo, la notte stessa in Valchiavenna. Le due mogli non si erano neppure accorte che eravamo andati via, avevano chiacchierato tutta sera e parte della notte. Ricordi Rosaria quell’episodio? Ti ricordi come vi ha preso in giro Elio quando siamo tornati? Quante battute nei vostri confronti?

Ecco, mi piace ricordarlo così Elio. Gioioso.

Come quando rivedo il suo viso che mi comunica che la figlia Laura si era laureata. Felice di una felicità tutta personale ma che faceva ricadere anche sugli altri.

Negli ultimi tempi questa gioiosità, in te, non c’era più. La tua famiglia era stata colpita violentemente da numerosi lutti, ultimo quello di tua cognata Daria. Eravamo tutti annichiliti da questa “sfiga” che si abbatteva su di voi. E credo, caro Elio, di potermi permettere di rivelare un episodio che certamente è molto intimo ma che la dice lunga sul tuo carattere. A pochi giorni dalla morte di Daria, eravamo in ospedale. Eravamo dovuti uscire dalla camera di Daria perché doveva essere visitata dai medici. Eravamo seduti vicino, nell’atrio. Io, vedendola fuori conoscenza, che faticava respirare gli avevo detto: “Che senso ha tutta questa sofferenza? Perché i medici non fanno qualcosa?”. Tu mi hai guardato e poi hai esclamato: “Io, invece, la penso diversamente. Io me la porterei a casa anche in queste condizioni”.

Eri così Elio, permeato di quel senso del dovere che ti portavi dietro anche nelle situazioni affettive e familiari.

Mi mancherà Elio. Mancherà, in modo diverso ovviamente, alla sua famiglia. A Rosaria e Laura, alle nipoti, ai nipoti, ai fratelli Ermanno e Angelo, ad Antonella. E io credo che mancherà anche alla società novese che gli deve molto.

Elio era schivo, non era un rampante come ce ne sono tanti oggi giorno. Lo dimostra il fatto che ha rifiutato di essere tumulato nel famedio. Ed era generoso. Di una generosità che molte volte lasciava sbalorditi.

Se è vero, come diceva Antonio Gramsci che “Ogni individuo è il riassunto di tutto il passato”, allora bisogna dire che il passato di Elio è un ottimo riassunto perché ha fatto parte di quelle persone che per la società, per gli altri non si è mai tirato indietro proprio perché impastato di altruismo.

Una lezione per tanti personaggi che vedono nella politica solo un modo per un arricchimento personale.

Ora, Elio, ti scrivo per ricordarti a tutti e lo faccio con sofferenza perché la tua morte ha rappresentato per me una lacerazione. Certamente diversa dalla lacerazione che ha procurato questo fatto drammatico e doloroso alla sua famiglia, eppure questo strappo mi ha fatto riflettere molto sulla vita, sui legami fra le persone, sui rapporti che abbiamo intessuto in quegli anni. Anni, senza dubbio di grande asprezza e di grande rigore ideologico.

Ho visto in questi giorni diversi ex consiglieri comunali che ti rendevano omaggio e qualcuno mi ha detto: “Ricordi quante battaglie, polemiche, litigi che abbiamo avuto? Ne è valsa la pena?”. Io credo di sì Elio, perché la Storia non si può fare a posteriori. Oggi è cambiato tutto ma allora era necessario e giusto comportarsi in quel modo.

Nel novembre 1976, a un mese dalla formazione della nuova Giunta, Unità a sinistra intervista gli assessori. Elio fa una panoramica sulla scuola e poi si domanda: è giusto predisporre ampi capitoli di spesa per la scuola? E qui, diceva, la risposta non può avere incertezze. “La scuola è un punto obbligato attraverso il quale passare se si vuole il rinnovamento della società. La ricomposizione di un tessuto sociale che si è andato sempre più disgregando, la riconversione produttiva, la ripresa economica, la crescita dell’occupazione qualificata passano anche attraverso il rinnovamento della scuola”. Un discorso, molto attuale, direi moderno.

Elio Sala smNon ho vergogna di affermare che la tua morte l’ho sofferta molto.

Il ricordarti, però, mi ha fatto bene, anche se è stato faticoso. Ho cercato di non fare retorica ma non ci sono riuscito.

Mi sembra già di sentire la tua voce, sferzante come sempre, che mi dice: “Ma che cazzo stai raccontando…”.

Ciao Elio.

10 maggio 2018

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 09 Maggio 2019 17:59 )  
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