Carissimo Amico,a

Guardo con apprensione alle prossime ore, ai prossimi giorni.

E non parlo solo della chiusura del nostro circolo ARCI.

Parlo in generale di ciò che ci riserva il futuro.

È in atto una sfida difficile. Non solo contro un essere infinitamente piccolo ma potentissimo,

ma una sfida anche contro le nostre paure e contro l’incertezza su quello che succederà.

Come presidente del circolo ARCI penso ai danni con cui usciremo da queste giornate.

Economico sicuramente, ma anche di fiducia.

Ci vorrà in ogni caso del tempo perché le persone riprendano a frequentare i luoghi pubblici,

che tornino a sentirsi bene in “casa ARCI”.

Personalmente non mi sento di esprimere giudizi sulle decisioni che sono state prese

né di dare opinioni su quelle che dovebbero essere prese per il futuro.

Non ne ho le competenze.

Non mi sento di dire che si tratta di una banale influenza ma neppure che si tratta di un flagello epocale.

Per lo stesso motivo detto sopra. Solo il tempo e la capacità di reagire sapranno dirlo.

E, detto francamente, non vorrei essere nei panni di chi queste decisioni deve prenderle.

Nel frattempo è necessario che ciascuno di noi cerchi di pensare positivo.

Nel deserto di questi giorni ci vengono dati tempo e opportunità per pensare al valore che hanno nella nostra vita tutti i luoghi di aggregazione.

E tra questi il nostro circolo. Lo diamo per scontato. La nostra piccola isola di benessere quotidiano.

Tra tutti coloro che lo frequentano vorrei dedicare un piccolo pensiero al gruppo di anziani che si trova ogni pomeriggio per giocare a carte.

Litigano, strepitano, alzano la voce, a volte si insultano.

Ma due minuti dopo, quando la piccolo tempesta è finita, riprendono come se nulla fosse accaduto.

E questo, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana.

Un piccolo momento, qualche ora, rubata alla monotonia della propria vita in casa.

Un piccolo faro nella giornata di persone spesso sole.

Quegli anziani che adesso, nei bollettini giornalieri dei deceduti, non vengono quasi presi in considerazione.

Sono anziani e quindi meno importanti, persone più deboli e quindi, vabbè non ce l’hanno fatta.

Ecco noi siamo anche quel luogo lì.

Siamo il luogo dove la sera ci si ritrova per le attività che ci piacciono, dove ci incontriamo, condividiamo le gioie, i dispiaceri.

Condividiamo una parte della nostra vita.

Come si fa tra amici. Come si fa in famiglia.

Speriamo di vederci presto.

(Enrica)